Elena Ceschelli immagina il libro “Menti fredde, cuori caldi”, con La Favola del Successo

Interviste

Eccoci a un nuovo appuntamento con le interviste de “La favola del successo”, la collana di libri dedicata agli imprenditori e a chi desidera accrescere il proprio know-how. Oggi dialoghiamo con Elena Ceschelli, brand manager di Bevande Futuriste.

Ciao Elena e benvenuta! Partiamo subito dal raccontare il tuo brand: come nasce il nome Bevande Futuriste?

“Bevande Futuriste nasce nel 2011, dal sogno e dalle idee mie e di altri due soci che hanno molto creduto in me e nelle mie intuizioni. Seppure con competenze diverse, tutti e tre veniamo da un’esperienza importante nel mondo del food and beverage e siamo uniti da un bisogno ardente di azione, di creare qualcosa di assolutamente nuovo, capace di mettere in discussione le logiche del mercato, qualcosa di simile alla dirompente necessità di innovare che i rappresentanti del movimento futurista hanno portato nel mondo dell’arte. Il nome più adatto per il nostro progetto, quindi ci è parso proprio Bevande Futuriste. Il nostro brand rappresenta un “manifesto”, un po’ come il famoso manifesto del movimento futurista di Marinetti, con il quale abbiamo lanciato messaggi forti e nuovi. Oggi, anche nel mercato del food and beverage, è facile parlare di green, sostenibilità, biologico, sugar free, vegan, no glutine, no lattosio… Noi su queste cose abbiamo iniziato a ragionare nel 2011, avviando, dopo uno studio di tre anni sul prodotto e sul packaging, a mettere in produzione bevande biologiche, prima coi succhi, poi con la linea di acque toniche, e di soft drink. Siamo stati “disruptive”, come dicono gli inglesi, siamo usciti con qualcosa di colorato quando il bio era tutto colori della terra. Il colore è uno dei valori del nostro brand ed è un’espressione del mio approccio alla vita e al lavoro. Quindi siamo usciti con un biologico colorato e per tutti, ovvero con un prezzo assolutamente centrato e per di più davvero buono, cosa che non era affatto scontata. I nostri succhi erano, e sono, belli, buoni e anche bio!”.

Il bello è anche buono, dicevano gli antichi greci. Sicuramente l’aspetto estetico è un elemento essenziale anche per il successo di un prodotto alimentare o di una bevanda…

“Sicuramente è così. Perché poi tutto è sinestesia, bisogna coinvolgere e conquistare le persone partendo dai sensi e l’aspetto visivo è la prima cosa. Per questo, abbiamo lavorato tanto sul packaging anche se, per compiere la nostra visione, bisogna necessariamente far seguire un’esperienza esaltante di gusto e olfatto, ed è lì che si vince! Poi c’è il posizionamento, perché questi prodotti, ancora oggi, si trovano in posti autentici, che raccontano una storia, proprio dove è già presente un servizio di un certo tipo, la scelta accurata di un certo bicchiere, brioche fatte in un certo modo, insomma, posti anche loro buoni e belli, in grado di creare una sinfonia che porta al risultato”.

Oggi siamo qua per immaginare un libro che racconti tutte queste cose e anche di più. L’obiettivo è arrivare al grande pubblico, portando un messaggio veramente futurista e dirompente, che possa aiutare nella scelta consapevole di ciò che è buono non solo per il gusto e la salute, ma anche per l’umore, per lo stare insieme e che sia un esaltatore di esperienza…

“Certo, le nostre bevande rappresentano ed esaltano le esperienze positive, come possono essere i momenti di condivisione. Oggi vincono i brand che creano e fanno vivere un’esperienza generando anche un network: non parliamo solo al consumatore finale ma anche al barman e al titolare del locale, una community molto allargata nella quale più entri nel cuore e fai vivere questa esperienza autentica, più vinci. Ritornando libro, il messaggio che vorrei dare è che Bevande Futuriste è l’esempio di un brand nato da un sogno e da tre cuori uniti dallo stesso obiettivo. È un esempio di grande successo, sviluppato attraverso un metodo che io ho usato anche per altri brand. Certo, prima del metodo c’è una “ricetta”, una sorta di formula magica che ho preso da Walt Disney: “Se lo puoi sognare lo puoi fare!” Io vivo di sogni e di idee, ma sono certa che ci sono tantissime persone che hanno grandi idee, che poi però magari non si concretizzano… Invece, se si ha un metodo, una preparazione, una volontà, se si ha l’audacia di essere al momento giusto nel posto giusto, di conoscersi e di crederci, allora noi diventiamo i fautori della nostra fortuna e il sogno si può realizzare!”.

Il concetto che hai espresso rappresenta bene cosa accade all’imprenditore, quando sogna di notte e di giorno, nei dettagli più minuti, il suo progetto e la sua impresa. È anche un sogno un po’ pazzo, perché in fondo è fuori dalla realtà, in quanto la anticipa, guardando il futuro come se fosse già reale, qui e ora. Ma forse è proprio questo pizzico di follia che porta ad essere veramente disruptive, cioè dirompenti…

“Essere folle è la cosa che un imprenditore di oggi deve avere e custodire. Anzi, bisogna affidarsi a questa follia, soprattutto quando hai un’idea e ti dicono “non andrà!”, oppure “ma guarda, questa cosa l’hanno già fatta!”, o magari “ma non la fa nessuno!”. Quando ti dicono no, non andrà, non mi convince, allora è il momento di crederci ancora di più e di andare avanti!”.

Forse è proprio da questo pizzico di follia che deriva il successo, perché è una follia che spinge ad essere originali, unici, ma anche utili agli altri. Giusto?

“La cosa difficile e speciale è essere diversi e al tempo stesso utili, perché molte volte la diversità fa il paio con qualcosa di pleonastico, di rocambolesco e sovrabbondante, che poi non si sposa con la realtà. Invece essere diversi e al tempo stesso utili è la vera innovazione”.

Venendo al tuo libro, si potrebbe partire da un capitolo che identifica la situazione attuale del mercato, caratterizzato da una vastissima gamma di prodotti e dalla difficoltà per i consumatori nell’effettuare le loro scelte. Poi si potrebbe proseguire con un capitolo dedicato al metodo per lo sviluppo del brand, per passare successivamente ai case history, cioè ai modi in cui questo metodo ha prodotto dei risultati, cosicché i lettori possano trovare un ambito di applicazione nella loro realtà. Infine si potrebbero individuare dei problemi che possono essere risolti con il metodo…

“Certo, il metodo ha delle regole che vanno costantemente verificate e rispettate. Perché, quando si parla di brand, spesso ci si focalizza solo sui prodotti. Ma il brand non è solo questo! I brand vanno trattati come delle persone umane, vanno curati giorno per giorno… Ecco il metodo è il modo per farlo, per occuparsene, per interagire con loro, per farli crescere e tutelarli, proprio come faremmo con una persona che ci sta a cuore. Nel libro sarà importante spiegare come gestire questa tutela. Non bisognerà parlare solo di marchi, di comunicazione, brochure, siti internet e social, ma di organizzazione, di posizionamento e di persone. Perché tutto parte sempre dalle persone. Io faccio sempre l’esempio di marchi molto conosciuti come Mercedes piuttosto che Hermès. Se il brand ha un posizionamento alto non ti aspetti di entrare in un negozio di Hermès e di trovare il commesso che ha le mani sporche o non sa parlare bene in italiano o in inglese. Oppure Hermès non lo vedrai mai fucsia: il suo colore è l’arancione e quindi in tutte le boutique ci sarà quel colore. Ecco, tutte queste regole sono il metodo e vanno ogni giorno applicate e rispettate”.

Quindi sarà importante fare un capitolo sulla filosofia del brand, una fotografia che riguarda le persone e l’importanza della loro interazione con il marchio e il suo posizionamento?

“Assolutamente sì, perché è importante far capire che ci sono vari modi per arrivare alla stessa persona e, ancor più che con la mente, è importante stabilire una relazione con il cuore, perché, quando tu arrivi prima al cuore, il consumatore non lo perderai mai. Se arrivi solo alla mente, stabilisci una relazione fino a che il consumatore ha un bisogno immediato da soddisfare, poi non lo rivedi più. Per fidelizzare devi puntare al cuore!”.

Questo tuo riferimento ci dà lo spunto per un titolo del libro, che potrebbe essere: “Cuori caldi, menti fredde”, che fa capire come sia importante sia affascinare che calmare la mente di chi compra il prodotto, dandogli qualità, valori e soprattutto quell’esperienza che, attraverso il passaparola lo fa alzare nella cerchia dei suoi pari. Quindi, quando qualcuno fa esperienze e scopre ad esempio una Bevanda Futurista che gli fa bene e lo fa anche essere felice, allora lo racconta e, automaticamente, sale nella cerchia perché ha detto qualcosa di utile alla comunità…

“Mi piace molto questo titolo, perché arrivare al cuore significa andare oltre l’etichetta. In effetti viviamo in una società dove si tende a etichettare tutto, no? È importante spronare le persone ad andare oltre l’etichetta, oltre l’immagine, per capire cosa ci sta dietro, cosa determina la qualità di un prodotto e di un brand. E ciò che sta dietro è il lavoro. Perché alla base del vero successo c’è proprio quel lavoro, quel metodo che andremo a raccontare nel libro”.

Il tempo della nostra intervista è concluso, Elena. Non ci resta che ringraziarti e augurarci di poter presto leggere il tuo utilissimo libro.

 

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA CON ELENA CESCHELLI:

 

 

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