Eccoci qui, alla Favola del Successo, con Massimo Mauro, che oggi ci racconterà della sua bellissima azienda, “Le Cose di Mamo”, specializzata in ristrutturazioni, il cui motto è: “Libera il potenziale dei tuoi ambienti!”.
Benvenuto Massimo, è un piacere averti qui. Oggi vorremmo affrontare una prospettiva diversa dal solito, immaginando insieme il possibile sviluppo di un libro sulla tua esperienza. Vogliamo farti alcune domande per permettere ai lettori di imparare dalla tua storia e accelerare le loro scelte future, soprattutto nell’ambito delle ristrutturazioni. Tu sei uno specialista anche nelle ristrutturazioni creative. Quindi, per iniziare, come valuti un edificio, un appartamento o magari un negozio, quando si tratta di ristrutturarlo?
“Innanzitutto, bisogna partire da una logica ben precisa, ossia comprendere con cosa abbiamo a che fare. Se si tratta di una struttura storica, recente o meno, è importante preservare ciò che è necessario. Successivamente, si cerca di andare incontro alle esigenze del cliente senza perdere di vista le priorità della ristrutturazione. In pratica, è una collaborazione continua: le idee del cliente si fondono con le mie, e insieme riusciamo a ottenere un risultato che non è mai banale”.
Interessante. Sai, questo processo fa pensare a un bias cognitivo noto come “avversione alla perdita”. C’è un famoso esperimento universitario: agli studenti americani veniva chiesto di dare un valore a una tazza dell’università. Chi aveva ricevuto la tazza la valutava molto più del suo prezzo di mercato, mentre chi non l’aveva la considerava meno importante. Questo, a quanto pare, accade anche con le ristrutturazioni. Hai qualche episodio che ti viene in mente legato a questo tipo di percezione?
“Assolutamente. Nelle ristrutturazioni capita spesso, soprattutto quando i clienti acquistano immobili con l’intento di rivenderli. In questi casi è fondamentale pianificare un progetto che massimizzi il valore futuro. Ogni zona, però, ha le sue peculiarità: un appartamento a Milano non dovrebbe avere le stesse caratteristiche di uno a Bologna. Bisogna sempre tenere in considerazione le esigenze del mercato locale”.
Un professionista come te, è quello che gli americani chiamano un “one-stop man”, cioè qualcuno capace di offrire soluzioni complete. In un’epoca così frenetica, dove chi ha soldi non ha tempo e chi ha tempo spesso spreca risorse, avere una figura unica di riferimento è cruciale. Come gestisci tutto questo?
“Io sono l’unico referente per i miei clienti. Dal momento in cui mi chiamano per una consulenza, sono io a occuparmi di tutto. Addirittura, molti clienti mi coinvolgono già prima di acquistare un immobile, chiedendomi se per me ne valga la pena, o meno. Una volta definito il quadro generale, procediamo alla progettazione. Offro spesso anche progetti in 3D per quei clienti che fanno fatica a immaginare il risultato finale. Così, possono già farsi un’idea concreta di come sarà la loro casa una volta ultimata”.
Questo processo evidenzia la “parte costruttiva” di un progetto creativo, dove prima si sogna e poi si concretizza. Hai mai ricevuto richieste particolari, magari un po’ bizzarre?
“Mi è capitato di tutto, anche di dover trovare un nuovo utilizzo a oggetti d’affezione. Ad esempio, una cliente voleva conservare una vecchia macchina da cucire della nonna. Alla fine, l’abbiamo trasformata nel mobile del bagno. È venuto uno spettacolo!”.
Che idea geniale! Trasformare oggetti vecchi in elementi d’arredo unici è una dote davvero artistica. Sei anche molto abile nel dare nuova vita a materiali di scarto, vero?
“Esatto. Con delle vecchie tubazioni in ferro, ad esempio, ho realizzato basi per tavoli e appendiabiti. Anche con vecchie porte abbiamo creato testiere per letti e piani per tavoli. È sempre un piacere poter recuperare e trasformare oggetti che altrimenti verrebbero buttati”.
Questa è vera arte! Sembra proprio che tu riesca a instaurare un rapporto speciale con i tuoi clienti, diventando quasi un amico.
“È proprio così. Entrando nelle loro case, entri anche nella loro vita. Col tempo si crea una vera amicizia. Non mi vedono più come un semplice fornitore di servizi, ma come qualcuno che realizza i loro sogni”.
Realizzare l’impossibile è proprio ciò che distingue un vero artista. Personalizzare una casa in modo unico offre anche un’esperienza memorabile a chi la vive e ai suoi ospiti. Pensi che questo contribuisca al tuo successo attraverso il passaparola?
“All’inizio ho investito molto in pubblicità, ma il passaparola si è rivelato la forma di promozione più efficace. Quando un cliente è soddisfatto, non tarda a raccomandarti ad altri”.
Questo accade perché offri un servizio che supera le aspettative. Gli americani chiamano questo concetto “overdeliver.” Scommetto che anche tu, con la tua passione, finisci per dare sempre di più di quello che prometti…
“È vero. Amo quello che faccio e non vedo l’ora di iniziare ogni giorno. Per me non è un lavoro, ma un hobby, se così si può dire”.
Focalizziamoci ora sul tuo libro: pensi che sarebbe utile suddividere la tua esperienza in capitoli tematici? Magari potremmo iniziare descrivendo i problemi più comuni che i lettori vorrebbero risolvere, per poi affrontare la tua specialità.
“Mi sembra un’ottima idea. La mia specialità è offrire un servizio completo con un unico referente. Pochi lo fanno. Io mi occupo di tutto, dalla progettazione agli impianti, fino alla realizzazione di oggetti di arredo personalizzati”.
Potremmo poi aggiungere capitoli sulle storie di successo dei tuoi clienti e sulla tua crescita professionale. Che ne pensi?
“Fantastico. Mi piacerebbe davvero raccontare queste esperienze”.
Come sai, in queste interviste definiamo anche un possibile titolo per il libro che stiamo immaginando. Cosa ne pensi di: “L’esperienza della ristrutturazione”?
“Mi piace molto, perché chiarisce bene sia quale è il mio ambito professionale, sia come affronto il mio lavoro assieme al cliente: la ristrutturazione dei suoi ambienti diviene per lui, come per me, un’esperienza, qualcosa che entra a far parte della nostra vita e della nostra storia e che la racconta agli altri”.
Bene, Massimo, siamo giunti alla conclusione di questa intervista. Grazie per aver condiviso con noi la tua passione e la tua competenza.
“Grazie a voi. È stato un piacere”.
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