Paola Pasquetto immagina il libro “Impara a splendere per star bene” con La Favola del Successo

Benvenuti a un nuovo appuntamento con le interviste de “La favola del successo”, la collana di libri dedicata agli imprenditori e a chi desidera accrescere il proprio know-how. Oggi siamo con Paola Pasquetto, una coach molto speciale che ci racconterà il suo libro. Lo immagineremo insieme.

Ciao, Paola eccoci qua per parlare del libro che stai progettando di realizzare e che potrà aiutare le persone a risolvere dei problemi alla radice, grazie alla medicina olistica e, in special modo, alla funzione della guida olistica nel sanare tutti quei problemi cronici a cui la medicina tradizionale molto spesso non riesce a dare risposta. È questo il focus?

“Premetto che non sono contraria alla medicina allopatica, perché, quando ce n’è bisogno, è giusto intervenire anche avvalendosi del farmaco. Ma io credo che una visione olistica ci dia la possibilità di prendere in considerazione tanti altri aspetti della persona: ad esempio il perché si è ammalata e perché c’è stato quel sintomo. Quindi è importante portare la persona ad ascoltarsi e a rivelare quelli che possono essere stati i disagi che ha vissuto prima della comparsa del sintomo. Perché si parte dal presupposto che, se siamo felici, se il nostro umore è alto, affrontiamo qualsiasi malanno. È quando viviamo delle esperienze che ci buttano a terra, che possono essere una grande rabbia, una delusione, una frustrazione, situazioni dove ci sentiamo in colpa, che ci dirigiamo verso il malessere che poi si manifesta con varie sfaccettature che possono essere cose molto semplici, ma alla lunga anche molto gravi. Si dice che dietro le gravi malattie ci sia spesso una emozione di rabbia che è rimasta trattenuta”.

Questa è la prospettiva da cui il tuo libro potrebbe prendere il là, ma ti vogliamo portare subito un po’ oltre: in uno sguardo olistico come il tuo: la ricerca dell’origine profonda delle malattie che si manifestano a livello somatico porta inevitabilmente verso la dimensione psicologica, verso l’equilibrio o il disequilibrio interiore della persona. È corretto?

“Sì, qui siamo subito al cuore della questione. Chi lavora con me sa benissimo che fra i primi passi che faccio fare c’è quello della responsabilità. Perché ognuno di noi deve rendersi conto quanto prima che è responsabile di se stesso; quindi, ad ogni sua azione, corrisponde, necessariamente una reazione interna ed esterna. Questa è una delle leggi universali dell’umanità, una di quelle che unisce popoli molto lontani sulla terra. Purtroppo, molti di noi sottostimano questa grande legge per cui è necessario ricordare che dobbiamo imparare che la responsabilità è semplicemente l’obbligo morale di assumerci le conseguenze delle nostre scelte. A partire da come decido di alimentarmi, come decido di vivere, come decido di pormi al lavoro, nelle relazioni, come decido di prendermi cura della mia salute, tutto succede di conseguenza. È inutile che ci aspettiamo sempre che siano gli altri a dirci: “prendi la pastiglia, fai questo, fai quello”. Ripeto, io non sono contraria alla medicina allopatica, però credo che essa sia fondamentale in un intervento d’urgenza, ma poi la persona deve chiedersi: perché mi sono ritrovato a vivere un’esperienza del genere? Che cosa posso fare per migliorare?”.

Quindi stai dicendo che il nostro benessere è anche una questione di scelta, di intenzione e di volontà nel perseguirlo?

“Ancor più profondamente direi che alla base c’è la consapevolezza. Attraverso i miei seminari e gli esercizi che propongo a chi si affida a me, il primo obiettivo che cerco di raggiungere è proprio quello di aiutare le persone a percepire e a mettersi in contatto con il proprio sentire interiore. Solo dopo, quando tu hai più conoscenza di quello che provi, di quello che sei e che senti, puoi essere pronto a mettere in azione l’intenzione e la volontà, collegate ovviamente alla responsabilità”.

Questo ascolto del sé ricorda la figura del “bambino interiore” a cui diverse scuole di psicologia fanno riferimento. È così?

“Assolutamente. Io mi dedico principalmente al bambino interiore delle persone che si rivolgono a me per una guida… Perché la mente, fin dallo stato fetale, comincia a sedimentare delle credenze, che poi ci portiamo dietro per tutta la vita, trasformandole molto spesso in traumi. Una bimba, ad esempio, può sentire che in famiglia avrebbero voluto un maschio e quindi la sua piccola anima può già percepire una sorta di rifiuto. Oppure, una persona può crescere con la sensazione di avere deluso le aspettative dei genitori e, poiché tutto ciò è inconscio e non ne è consapevole (se ovviamente non c’è qualcuno che può aiutarla a diventarlo); può trascorrere tutta la vita a non sentirsi mai all’altezza, o a non sentirsi mai nel posto giusto, oppure ad avere sempre la sensazione di non esser vista; può addirittura trascorrere l’intera vita senza concedersi il piacere della famiglia in cui è cresciuta. Tutti noi, su questa Terra, abbiamo a che fare con “le cinque ferite dell’anima” e siamo qui proprio per elaborarle, partendo da quella che per noi è più profonda. I nostri genitori sono le persone perfette per farci lavorare sulle nostre paure e sulle nostre credenze limitanti se sappiamo cosa fare. Li scegliamo proprio i nostri genitori, così come scegliamo poi tutte le persone che entrano nella nostra vita, anche se magari stanno pochissimo… Anche se sono solo un incontro di un attimo ci mostrano qualcosa, a volte come in uno specchio: quello che io rifiuto, ciò che non accetto e critico di quella persona è perché ce l’ho dentro e non lo voglio accettare in me”.

Il tuo sarà sicuramente un libro pieno di prospettive illuminanti, Paola. Alla luce di quanto ci hai raccontato, potremmo chiamarlo “Impara a splendere per star bene”?

“Devo dire che avevo pensato ad un titolo rivolto ad una cerchia di persone già pratiche della mia materia, ma la vostra proposta ci sta! Ciò che faccio è una vera cura dell’anima, nel senso che riesco ad ascoltare le persone per portarle a riconoscere quel disagio originario da cui deriva il disturbo che manifestano a livello fisico. Aiuto le persone a riconoscere quel seme che hanno dentro, che è la loro luce. In questo senso le aiuto a splendere. Il risultato di questa consapevolezza sulla loro salute è evidente: splendono tutti, dopo aver rimarginato le proprie ferite! Ad esempio: riflettiamo sui pensieri che può avere una persona quando manifesta stanchezza. È importante che questa persona si renda conto del tipo di pensiero che produce. Perché la cosa fondamentale è vibrare nella gioia, avere pensieri positivi, pensieri di abbondanza. In questo modo, anziché farmi governare dalla mente che mente, decido volontariamente di mantenermi su una frequenza alta. Quindi, se mi arriva un pensiero del tipo “non sarò capace e farò brutta figura”, lo cancello, entro nella mia luce, guardo tutte le cose belle che sono riuscita a fare. Guardo a quando ho avuto successo. Quali ingredienti di me ho usato per arrivare? Qual è la mia versione migliore in certe situazioni? Mi sento una regina e allora lì tiro fuori la mia parte regale, la mia forza, la mia luce che trasforma i miei pensieri. Spesso faccio riferimento a Gurdjieff e alla sua metafora della carrozza: molti di noi, a livello animico, sono passeggeri addormentati come in un sonno profondo. E quindi si lasciano condurre dal cocchiere che è la mente logico razionale. Si fanno tirare di qua e di là dai cavalli che sono le emozioni. Magari portano l’attenzione ad abbellire la carrozza – che è il corpo fisico – ma non si curano troppo di dove voglia andare il passeggero. Diversamente, dobbiamo svegliarci dentro a quella carrozza, essere noi a dirigere il viaggio; allora la vita può diventare una cosa meravigliosa”.

Quindi il punto focale di questo libro sarà quello di aiutare le persone a trovare il modo di splendere per stare bene anche fisicamente, giusto?

“Questa è la cosa centrale alla quale mi dedico da anni. È il messaggio fondamentale che voglio portare con il mio libro, si”.

 

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