Benvenuti a un nuovo appuntamento con le interviste de “La favola del successo”, la collana di libri dedicata agli imprenditori e a chi desidera accrescere il proprio know-how. Oggi abbiamo il piacere di dialogare con il Dottor Sergio Formentelli, un medico dentista con una visione unica e un’esperienza ricca di sfide e successi.
Ciao Sergio, per iniziare, raccontaci quale immagine di libro hai in mente e cosa desideri comunicare attraverso di essa?
“Vorrei che il mio libro non fosse solo una raccolta di esperienze, ma un modo per lasciare un’eredità, un messaggio utile alle generazioni future. Ho 69 anni e sento l’urgenza di condividere le mie conoscenze e competenze, sia dal punto di vista professionale che personale”.
Quali argomenti hai in mente di trattare in questo libro?
“Vorrei concentrarmi su temi pratici e anche su aspetti più filosofici del mio lavoro. Un argomento centrale sarà come scegliere un bravo dentista. Molte persone si trovano in difficoltà quando devono prendere questa decisione. Spesso si basano su criteri superficiali, come il fatto che il dentista sia simpatico o che non faccia male. Ma come si fanno a valutare realmente le competenze di un professionista?”.
Hai qualche esempio dei criteri che ritieni essenziali?
“Certamente. Innanzitutto, bisogna informarsi sulle qualifiche e l’istruzione del dentista. Le certificazioni e l’aggiornamento professionale sono fondamentali. Poi, ci sono aspetti più pratici: la struttura della clinica, l’equipaggiamento e, soprattutto, l’approccio del dentista alla comunicazione con il paziente. Deve esserci trasparenza e disponibilità a rispondere a tutte le domande. Inoltre, voglio affrontare la questione delle cliniche dentali: molti imprenditori si concentrano solo sul profitto, ma la cura del paziente deve essere la priorità. Vorrei che il libro parlasse anche della mia esperienza di vita, al di là dell’aspetto puramente professionale. Mi piacerebbe raccontare la passione per il baseball iniziata quando avevo 14 anni. Un amico mi mise in mano un guanto e mi insegnò a giocare. Inizialmente, ero sempre in panchina, ma la mia voglia di migliorare e di allenare altri ragazzi mi ha portato a diventare un allenatore. A 16 anni, ho iniziato a lavorare con giovani atleti e questa esperienza, che ancora oggi mi accompagna, è stata fondamentale per insegnarmi a guidare e motivare le persone. Essere un allenatore significa essere un leader, e questo si applica a qualsiasi contesto. Ho imparato a valorizzare il lavoro di squadra e a capire che ogni membro della squadra ha un ruolo fondamentale”.
E come si collega questo alla tua carriera di dentista?
“Le due esperienze si sono intrecciate nel mio desiderio di formare e educare. Nella mia clinica, ho cercato di creare un ambiente collaborativo, dove ogni membro del team si sente valorizzato. Credo che l’empatia e la comprensione siano essenziali anche nell’interazione con i pazienti. Quando ho iniziato a lavorare come dentista, mi sono reso conto che ogni paziente è unico e che il mio compito non era solo curare, ma anche educare. La comunicazione e la fiducia sono fondamentali. Ogni volta che uno dei giovani atleti da me allenati riesce a segnare un punto, percepisco la stessa soddisfazione che provo quando un paziente esce dalla mia clinica con un sorriso sano. Questo mi ha spinto a riflettere su cosa significhi essere un dentista e sul mio ruolo nella comunità. Non voglio che il mio lavoro sia solo un mezzo per guadagnare; voglio che abbia un impatto positivo sulle vite degli altri”.
E come pensi di trasmettere questo messaggio attraverso il tuo libro?
“Intendo raccontare le mie esperienze non solo in modo tecnico, ma anche attraverso storie umane. La narrazione è una forma potente per comunicare. Quando condivido un aneddoto su un paziente, o su un’esperienza personale, voglio che i lettori si sentano coinvolti e comprendano il valore umano del nostro lavoro. Inoltre, voglio che il libro contenga riflessioni sulla vita, sull’importanza di seguire le proprie passioni e di non arrendersi”.
Parliamo ora delle sfide che hai affrontato nel tuo percorso. Quali sono state le difficoltà più grandi e come le hai superate?
“Come molti, ho affrontato ostacoli, sia nel mio percorso di studi che nella pratica. Ci sono stati momenti di dubbio e frustrazione, soprattutto quando ho dovuto bilanciare la carriera con la vita personale. Ma ogni difficoltà è stata un’opportunità per crescere. Ho imparato che la resilienza è fondamentale. Ad esempio, durante i periodi di grande pressione lavorativa, ho trovato conforto nel baseball e nelle missioni umanitarie: entrambe queste attività mi hanno sempre fornito una via di fuga corroborante e anche un senso di scopo”.
La resilienza è certamente una qualità chiave. Cosa diresti a chi si trova ora in una fase difficile del proprio percorso professionale?
“Vorrei dire che è normale affrontare delle sfide e che non si è soli. È importante cercare supporto, sia dai colleghi che dagli amici. E, soprattutto, non perdere mai di vista le proprie passioni. Trovare un modo per coltivare ciò che si ama può fare la differenza. La vita è un viaggio e ogni esperienza, buona o cattiva, contribuisce a formare chi siamo”.
Ultima domanda: quali messaggi speri che i lettori portino a casa dopo aver letto il tuo libro?
“Spero che i lettori comprendano l’importanza di prendersi cura della propria salute dentale e di fare scelte consapevoli. Ma, più di tutto, voglio che il libro trasmetta un senso di umanità e compassione. Ogni professionista, in qualsiasi campo, può fare la differenza nella vita degli altri. È fondamentale seguire le proprie passioni e cercare di lasciare un’impronta positiva nel mondo”.
In chiusura di intervista, come sempre, possiamo immaginare un possibile titolo per il tuo libro: “Faccio il dentista per poter allenare al baseball”. Si tratta di un modo, anche un po’ scherzoso, per raccontare la tua esperienza, in bilico fra passione professionale e sportiva. Speriamo di poter vedere presto pubblicata la tua opera nella collana de “La favola del successo” e nel frattempo ti ringraziamo per questa bellissima chiacchierata!