Alessandro Bosetti immagina il libro “In autonomia, all’obiettivo del benessere” con La Favola del Successo

Benvenuti a un nuovo appuntamento con le interviste de “La favola del successo”, la collana di libri dedicata agli imprenditori e a chi desidera accrescere il proprio know-how. Oggi abbiamo il piacere di dialogare con Alessandro Bosetti, in arte Titanium Coach, la cui missione è aiutare le persone a perdere peso e a trasformare la propria forma fisica per migliorare la qualità della vita e raggiungere uno stato di benessere ed equilibrio mente-corpo più soddisfacente.

Caro Alessandro, oggi insieme immagineremo il tuo futuro libro. Attenzione però: ne hai già realizzati altri due, quindi dovrà essere diverso!

“Il mio intento è proprio quello di creare un libro nuovo e diverso dai precedenti!”

Perfetto, perché la nostra mission è quella di dare sempre al pubblico una risposta conoscitiva ad un bisogno importante. Tu hai fatto il nostro questionario rispondendo che hai esperienza nel tuo settore, ma, soprattutto, che hai un metodo. Per la realizzazione di libri utili, come quelli della nostra collana, questa è una cosa importantissima!

“Esattamente, ho un metodo che si basa prima di tutto sulla consapevolezza del problema del cliente: tutti dicono di volersi mettere in forma per tutelare la propria salute, ma spesso questo concetto è così generico che non sappiamo nella realtà quale sia la vera problematica. Quindi la prima cosa è valutare lo stato di salute e di forma fisica e, successivamente, definire un programma, un percorso che accompagni la persona non solo al raggiungimento dell’obiettivo, ma anche ad essere in grado di mantenerlo nel tempo”.

Come nasce il termine Tiranium Coach che identifica la tua figura professionale?

“Coach sta per allenatore, ma nel mio specifico caso, non solo del fisico, ma anche allenatore emotivo e conoscitivo, capace cioè di conoscere se stesso in primis. Credo che ognuno debba conoscere bene chi è e come funziona, per saper poi applicare le conoscenze acquisite in vista del benessere totale”.

Quindi il lavoro del coach è anche quello di aiutare a conoscersi, oltre a capire quali siano le motivazioni più profonde capaci di spingere verso il benessere?

“Sì, esatto! Un bravo coach ti aiuta a focalizzare i tuoi più grandi obiettivi, quello che sta al di sopra di te, i valori che ti animano e ad uscire, prima di tutto, a manifestarti e soprattutto realizzarti tramite degli obiettivi che devono essere posti uno davanti all’altro, partendo dallo stato iniziale di inconsapevolezza fino a raggiungere lo stato voluto”.

Dunque non stiamo parlando soltanto di migliorare lo stile di vita attraverso l’alimentazione e il metabolismo?

“Quello è solo una parte del metodo. Non si tratta solo di mangiare in un certo modo o andare in palestra, o fare dell’attività fisica, ma di essere completamente immersi nella direzione del benessere, attraverso una focalizzazione totale che passa dal punto di vista sia emotivo, sia mentale della consapevolezza. Spesso, anche l’ambiente e le situazioni che ci creiamo attorno ci permettono di portarci più o meno facilmente verso l’obiettivo. Un esempio lo si può trovare nel fatto oggettivo seguente: se siamo da soli al ristorante mangiamo molto di meno rispetto a quando siamo in compagnia. Praticamente, il nostro gruppo, anche senza volerlo, ci spinge a mangiare di più, se non è orientato al nostro stesso obiettivo di benessere. Ciò che ci circonda può creare un effetto positivo oppure negativo: questo dipende dalla nostra leadership. In soldoni: dimmi chi sono i tuoi cinque amici più cari e ti dirò chi sei!”.

Il coach va anche a lavorare sulle abitudini selezionando in un certo senso le persone che ci stanno intorno?

“Sì, o perlomeno sollecitando chi si affida a lui a tenere aggiornate le persone a lui care rispetto agli obiettivi che si stanno perseguendo, facendole diventare a loro volta parte del progetto, magari anche con un ruolo attivo… Anche se l’importante è fare in modo che non sabotino il programma”.

L’impressione è che l’attività del coach sia proprio quella di rendere le persone, consapevoli del fatto che possono agire sul corpo attraverso la mente, e viceversa…

“Certo, puoi avere il miglior programma del mondo, ma, se con la testa non hai intenzione di farlo in un certo modo, qualsiasi occasione sarà buona per slittare al di fuori dal programma. Quindi mente e corpo devono essere proprio fusi uno con l’altro. Uno può tante volte caricare l’altro, quindi la mente può caricare il corpo, ma anche viceversa perché, quando facciamo esercizio fisico, quando facciamo qualcosa che ci dà energia, automaticamente facciamo pensieri più belli. Io ho clienti che, in partenza, erano parecchio negativi sia sul fatto di riuscire a sostenere un programma, quanto dei risultati che avrebbero potuto raggiungere, sia in generale, sulla loro vita. Cambiando la loro forma fisica hanno cambiato di conseguenza non solo il loro corpo, ma anche il modo di vedere le cose. Ho avuto persone che sono passate da dipendenti a imprenditori; ho avuto persone che hanno avuto la capacità di sapersi rapportare con l’altro sesso, cosa che prima per loro era un tabù…”.

Potremmo dire che cambiando il nostro corpo cambiamo i nostri pensieri?

“Assolutamente. Io sono il primo testimone di questo cambiamento, perché ero obeso. Ho cambiato la mia forma fisica e di conseguenza è cambiato anche il mio mondo!”.

Passiamo all’aggettivo “titanium” che ti identifica. Il titanio è un elemento puro, viene utilizzato principalmente per costruire delle cose molto resistenti. Cosa simboleggiano per te queste caratteristiche?

“L’aggettivo mi fu attribuito da un ragazzino che aveva problemi di deambulazione, mi disse: “Tu sei un po’ come la mia carrozzina, sei fatto di titanio, non ti pieghi alle circostanze, alle problematiche che possono cogliere tutti”. Io non mi sento per nulla un supereroe, ma, nonostante tutto, con il sorriso cerco di andare avanti sempre, trasmettendo il mio atteggiamento alle altre persone, per dare loro la carica”.

Abbiamo parlato tanto del ruolo del coach, ma quanto conta la disponibilità della persona a mettersi in gioco in questa trasformazione?

“Quando io parlo con dei nuovi clienti dico: “Il lavoro è sempre un 50/50, perchè solo insieme possiamo costruire il progetto che ti porterà, anzi, ci porterà al raggiungimento dell’obiettivo”. Tante volte parlo al plurale come se io dovessi fare la stessa cosa che deve fare lui, questo perché me lo sento proprio come se fossi Io… Forse perché ci sono passato io in primis. Questo approccio genera un senso di condivisione dell’obiettivo che non può corrispondere al comando “io ti dico e tu devi fare”. Piuttosto, ne deriva un “Assieme cerchiamo la strada migliore per te e, assieme ci arriviamo nei tempi stabiliti!”.

Il tuo nuovo libro potrebbe essere proprio focalizzato sul tema dell’autonomia: un libro che ti dà gli elementi, ti allinea i valori giusti, ti dà anche dei consigli nutrizionali e sulle abitudini potenzianti per poter raggiungere lo stato mente-corpo desiderato, però ti consegna anche una consapevolezza che permette di raggiungere in autonomia l’obiettivo…

“Esatto! La consapevolezza è una delle chiavi principali per raggiungere qualsiasi tipo di obiettivo: essere consapevole di dove sei e delle tue capacità attuali è fondamentale per partire e fare il check, strada facendo! Se hai qualche lacuna devi esserne consapevole e partire da lì per costruire il tuo miglioramento”.

Bisogna essere consapevoli del punto di partenza e di quello che si vuole raggiungere e poi correggere costantemente la rotta per arrivare all’obiettivo, proprio come una nave che attraversa l’oceano. Giusto?

“Sì, questo è un punto cruciale: la capacità che tu hai di dare alla persona la possibilità di auto centrarsi all’obiettivo è importantissima perché l’obiettivo oltretutto si sposta di continuo e l’unico modo che abbiamo per sistemare costantemente la rotta è un costante feedback tra il coach e la persona che si affida a lui. Perché il lavoro comune funzioni, ho bisogno che la persona mi segnali qualsiasi tipo di problematica, anche semplicemente che la nave sta incominciando a uscire leggermente di uno o due gradi dalla rotta… Magari in quel momento potrebbe sembrare una cosa da nulla, ma sulla lunga distanza quei pochi gradi faranno mancare l’obiettivo di svariati chilometri”.

Un altro tema che emerge dalle tue parole e anche dai tuoi precedenti libri è quello dell’equilibrio, anche questo è un fattore essenziale nel percorso di crescita e trasformazione…

“Certo. Un conto è voler trasformare il proprio stato mente-corpo, per poter raggiungere degli obiettivi che migliorino la qualità della vita, un conto è essere ossessionati dalla perfezione estrema. Quest’ultima è una mancanza di equilibrio molto pericolosa. Oggi i social ci spingono verso questa deriva: siamo bombardati da immagini di corpi perfetti che però il più delle volte sono ritoccati o enfatizzati. Oppure, si tratta di persone che mantengono quelle condizioni fisiche così perfette solo per periodi di tempo limitati. Anche io, quando gareggiavo, raggiungevo una forma perfetta, ma potevo mantenerla per brevissimi periodi, non più di 5 o 6 giorni. Di conseguenza la miglior forma è quella che si è in grado di sostenere nel tempo senza rinunciare alla vita. Perché non è la vita che gira attorno la forma fisica, ma è la forma fisica che gira attorno alla vita. Questo è equilibrio”.

Le tue parole, la tua visione e la tua esperienza sono davvero importanti, Alessandro! Questo nuovo libro, se deciderai di realizzarlo, sarà davvero qualcosa di utile, in grado di accompagnare le persone verso una consapevolezza nuova di sé e verso un mindset che sia fonte di benessere e di equilibrio. Dopo tutto quello che ci siamo detti il titolo ci viene spontaneo: “In autonomia, all’obiettivo del benessere”.

 

Guarda il video dell’intervista:

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